Chiesa monumentale tra le più importanti del Piemonte, la sua cupola ellittica è la più grande al mondo nel suo genere.
Primat è stata coinvolta inizialmente per abbinare al recupero strutturale con fibre di carbonio il recupero delle parti lapidee in arenaria. Sono state messe a punto malte specifiche lavorate a scalpellino e successivamente patinate e protette con sistemi naturali.
Dettagli dell'intervento:
Il complesso trae le sue origini da un santuario medievale, composto da un modesto pilone decorato da un affresco quattrocentesco raffigurante la Madonna col Bambino, eretto da un fornaciaio per propiziare la buona cottura dei mattoni. Nel 1592, durante una battuta di caccia, un cacciatore di nome Giulio Sargiano colpì per sbaglio l'immagine della Vergine che, secondo la tradizione, sanguinò. La realtà vede invece il cacciatore pentito che appende il suo archibugio al pilone e inizia una grande raccolta di fondi per riparare il danno ed espiare così il suo peccato. L'archibugio è conservato all'interno del Santuario, nelle nuove sale destinate a museo.
Il Vittozzi morì nel 1615, quando la grande costruzione era stata eretta fino al cornicione, dove avrebbe dovuto essere innestato il tamburo della cupola. Morto anche il duca (che volle essere sepolto in santuario), a distanza di quindici anni dall'architetto, la costruzione si arrestò del tutto, lasciando il santuario a lungo tempo scoperto. Un nuovo interesse dei fedeli si ebbe nel 1682, quando la Vergine del pilone venne solennemente incoronata, come ringraziamento del termine della guerra del sale. Da allora si riprese la costruzione, senza contare più sull'appoggio dei Savoia (che all'epoca stavano rivolgendo tutta la loro attenzione alla costruzione della basilica di Superga), grazie all'impegno dell'architetto e ingegnere monregalese Francesco Gallo che, incoraggiato da Filippo Juvarra, si cimentò nella grande impresa a partire dal 1728. Sopra il possente basamento in arenaria, di stampo manierista, venne rapidamente costruito il tamburo, di evidenti linee barocche, e la cupola, che venne terminata nel 1732. La poderosa cupola ellittica innalzata dal Gallo, alta 74 metri, lunga 37,15 metri sull'asse maggiore e 24,80 metri sull'asse minore[2], venne disarmata non senza trepidazione, data l'arditezza della costruzione, tanto che si narra che dovette andare lui stesso a togliere le impalcature, poiché nessuno pensava che una struttura di quel tipo potesse reggere.
Controversa fu invece la costruzione dei campanili, quattro secondo il progetto del Vittozzi. Il primo fu costruito rapidamente, su richiesta della madama reale Cristina di Francia, in visita a Vico (1642), e collegava il Santuario con il vicino monastero cistercense. Dieci anni dopo vennero innalzati i due campanili frontali e, per simmetria, anche il quarto, opposto al primo campanile, che rimase fino al 1830 l'unica torre campanaria funzionante. All'annosa questione della sistemazione dei campanili si pose rimedio nel 1880, anno in cui il Santuario divenne monumento nazionale, quando venne indetto un concorso, al quale partecipò anche, con un progetto, Alessandro Antonelli. Nel 1884, finalmente, vennero avviati i lavori di sistemazione, con la costruzione di poderose ed elaborate cuspidi barocche, riprendenti lo stile di quella posta sulla lanterna che sovrasta la cupola. Per questioni di stabilità, però, le cuspidi vennero abbattute nel 1906 e i campanili ottennero la conformazione attuale.
Le decorazioni in affresco degli oltre seimila metri quadrati di superficie furono poi completate fra il 1746 e il 1748 da Mattia Bortoloni e Felice Biella; il tema è quello della Salvezza. Nel 1709 lo scultore Giuseppe I Gaggini assunse l'incarico di realizzare il monumento con la statua di Margherita di Savoia, figlia del duca, terminato nel 1714. Il santuario assunse la forma attuale nel 1884, quando vennero costruiti i campanili e le tre facciate per opera dell'ingegnere e architetto Camillo dei conti Riccio (a cui si deve anche il piedistallo dell'imponente statua rappresentante Carlo Emanuele I in cappa e spada).
Il 15 dicembre 2017 vi è stata traslata da Montpellier la salma di Elena del Montenegro, seconda regina d'Italia e consorte del re Vittorio Emanuele III.[4] Due giorni dopo, a fianco della moglie è stata tumulata anche la salma di Vittorio Emanuele III, proveniente dalla cattedrale cattolica latina di Alessandria d'Egitto
Fonte: Wikipedia