Santuario della Madonna dei Boschi

L'intervento è stato realizzato nel 1998 e ha previsto il posizionamento del sistema Primat Mur-Tronic in grado di fermare il fenomeno della risalita capillare e consentire così di preservare i preziosi dipinti interni.

Boves, Italia
Santuario della Madonna dei Boschi
Santuario della Madonna dei Boschi
Santuario della Madonna dei Boschi
Santuario della Madonna dei Boschi
Santuario della Madonna dei Boschi

Grazie all'azione del sistema Primat Mur-Tronic, in grado di agire favorevolmente anche sul microclima interno, ancora oggi le superfici si presentano in ottimo stato di conservazione.

Dettagli dell'intervento:

Gli scavi archeologici degli ultimi anni hanno messo in luce un’abside romanica e rinvenuto piccoli frammenti di affreschi in prossimità dell’accesso all’odierno presbiterio. Il primo documento che cita la cappella è un testamento del 1291 in cui Donna Ricolda lascia 12 soldi “all’opera di Santa Maria a Boves”. Il termine utilizzato potrebbe indicare che la cappella fosse in fase di costruzione, ma anche che ospitasse un’istituzione religiosa a servizio della popolazione.
 
L’interno ha subito numerosi ampliamenti, tutti caratterizzati da commissioni artistiche di pregio e in linea con i dettami stilistici dei rispettivi periodi storici. Intorno agli anni Settanta del XV secolo, la cappella venne affrescata da un maestro di formazione ligure-piemontese il quale dipinse sulle pareti un dettagliato ciclo dedicato alle Storie della vita della Vergine e dell’infanzia di Cristo. Dopo gli ampliamenti di XVI e XVII secolo – che demolirono il lati brevi della struttura – il ciclo risulta composto da dodici riquadri che iniziano con la cacciata di San Gioacchino dal Tempio, posto nella parete di sinistra, accanto alla porta laterale. Le demolizioni hanno causato la perdita dello Sposalizio della vergine e dell’Annunciazione. Al medesimo periodo appartengono il riquadro con santi al fondo della parete destra e il Cristo di pietà affrescato esternamente, sopra l’ingresso laterale sul lato nord.
 
La decorazione maggiormente nota è però quella cinquecentesca, realizzata intorno agli anni Ottanta del XVI secolo dal “Maestro di Cigliè” (così chiamato in riferimento al suo ciclo più esteso e conosciuto, in San Dalmazzo di Cigliè). In questo periodo, la chiesa fu ampliata sul lato occidentale e munita di volta a botte; il tutto venne affrescato con Storie della Passione di Cristo (lunette) e il Giudizio Universale (volta e pareti a lato dell’ingresso). Il motivo della notorietà del ciclo è dovuto alle numerose e puntuali citazioni dall’opera di Michelangelo nella Cappella Sistina, derivate dalla traduzione del capolavoro romano attraverso incisioni e stampe.
 
Tra Sei e Settecento, la chiesa era meta di pellegrinaggi e luogo di grande devozione; a questo periodo risale la bella statua lignea della Madonna con il bambino datata 1628; nella seconda metà del XVII secolo si provvide all’ampliamento della chiesa sul lato orientale, con l’aggiunta di una struttura più ampia della navata. La decorazione riprende ancora una volta tematiche mariane, con suggestive finte architetture e le raffigurazioni delle Virtù.
 
In occasione del Giubileo del 2000 fu realizzato il moderno altare in bronzo lucidato, opera di Elio Garis, che unisce in un’unica struttura la mensa, l’ambone e il tabernacolo.
 
Fonte: Città e Cattedrali