Dopo un cedimento improvviso della pavimentazione, Primat è stata incaricata di indagare la consistenza del sottofondo e fornire indicazioni sull'accaduto.
Primat ha seguito anche la successiva fase di recupero che ha previsto, dopo un'attenta rimozione dei frammenti di mosaico sprofondati, la realizzazione di un'apposita struttura, dotata di tiranti, in grado di sollevare gradualmente la pavimentazione, recuperando in parte la planarità perduta.
Una fase successiva ha previsto l'iniezione di una malta Primat a base di calce idraulica naturale, specifica per il consolidamento, per colmare la lacuna del sottofondo. Dopo il parziale indurimento della miscela, si è preceduto alla rimozione dei tiranti e al riposizionamento dei frammenti di mosaico originali, ripristinando la continuità della pavimentazione.
L'intervento è stato il risultato di un attento studio preliminare e di un continuo confronto tra le professionalità coinvolte e gli Enti preposti alla tutela.
La presenza dei Domenicani in Torino è documentata dalla metà del secolo XIII; la chiesa però fu edificata soltanto tra il 1334 e il 1335 e ampliata nel 1351.
È l'unico edificio torinese in stile gotico; la facciata - databile alla seconda metà del Trecento - è in mattoni a corsi regolari.
All'interno, nella cappella delle Grazie, sono conservati affreschi trecenteschi, esempi unici a Torino.
Sul lato sinistro è raffigurata la Maiestas Domini: Cristo in trono circondato dai simboli degli evangelisti; sul lato destro è dipinto san Tommaso d'Aquino che presenta alla Vergine i donatori della cappella. Al centro è affrescata la scena dell'Annunciazione. Nel registro più basso, sono rappresentati gli apostoli, identificabili ognuno da un cartiglio.
Gli affreschi furono restaurati nel 1906 e integrati delle parti mancanti.
Sul terzo altare della navata sinistra è stato posto un affresco - staccato dalla navata centrale – che raffigura il duca Amedeo IX di Savoia.
L'affresco, attribuito a Antoine de Lonhy, è stato datato post 1472, anno della morte del duca. Questi è identificabile dal cartiglio ed è rappresentato appoggiato allo scettro, simbolo di regalità e di continuità del potere. L'iconografia scelta per questo ritratto deve essere letta in chiave politica: la prematura scomparsa del duca e la reggenza della vedova per il figlio Filiberto era minacciata dalle pretese del fratello cadetto di Amedeo, Filippo di Bresse. Questi avrebbe avuto infatti diritto a rivendicare per sé la reggenza del ducato.
Fonte: Museo Torino
Attraverso indagini termografiche, analisi con georadar e ispezioni puntuali con il video-endoscopio, è stato possibile individuare un'area “vuota” di diversi centimetri d'altezza, subito sotto al pavimento in mosaico, che risultava quindi parzialmente sospeso. Il terreno, con il trascorrere degli anni, si era assestato in profondità creando un vuoto tra il pavimento e il terreno sottostante.