Fullonica di Stephanus in Pompei

All'interno del Grande Progetto Pompei, Primat ha partecipato al recupero della pavimentazione storica in coccio pesto della Fullonica di Stephanus, antico locale adibito a lavanderia.

Pompei, Italia
vasca Fullonica di Stephanus in Pompei
facciata Fullonica di Stephanus in Pompei
interno vasca Fullonica di Stephanus in Pompei
particolare decoro Fullonica di Stephanus in Pompei
interni Fullonica di Stephanus in Pompei
interni Fullonica di Stephanus in Pompei
indagini Fullonica di Stephanus in Pompei
indagini Fullonica di Stephanus in Pompei
interni Fullonica di Stephanus in Pompei
interni Fullonica di Stephanus in Pompei
interni Fullonica di Stephanus in Pompei
restauro Fullonica di Stephanus in Pompei

Il restauro della Fullonica di Stephanus di Pompei ha richiesto un'intensa attività preliminare di campionatura.

In base ai lacerti di pavimentazione ancora conservati, Primat ha formulato e realizzato una malta ad hoc selezionando inerti con granulometrie e colorazioni differenti.

Le analisi di laboratorio e la sperimentazione hanno permesso di superare i limiti dei prodotti standard pre-miscelati fornendo una soluzione unica nel suo genere. 

Primat ha affiancato la ditta Gerso restauro opere d'arte che ha eseguito l’intervento, fornendo il proprio supporto anche durante la fase applicativa che ha richiesto particolare cura e assistenza, recuperando tecniche di posa antiche.

Dettagli dell'intervento:

Questo edificio era un’antica lavanderia portata alla luce dagli archeologi nel 1911 e tuttora molto ben conservata; è l’unica delle quattro fulloniche di Pompei rimessa quasi completamente a nuovo. L’ingresso è molto ampio, molto simile a quello di una bottega, in modo tale da consentire il passaggio continuo dei clienti. Al momento dell’eruzione un solo uomo era presente all’interno con un mucchio di denaro, probabilmente l’ultimo incasso dell’attività (ma lo stesso scheletro potrebbe appartenere ad un viandante in cerca di riparo dalla lava).

Le fulloniche servivano sia per finire i tessuti che dovevano essere sgrassati dopo i lavori di filatura e tessitura, sia per la semplice pulizia dei tessuti usati. A quanto pare i Romani erano molto attenti alla pulizia e all’ordine dei loro abiti. I clienti per ritirare i loro abiti dovevano attraversare una sala dove si trovava la pressa e un atrio. Oltre l’impluvium ci sono altre tre vasche comunicanti e cinque bacini.

Il tessuto veniva posto nei pestatoi dove veniva pestato con acqua e soda ( il sapone importato dalla Gallia era praticamente sconosciuto a Pompei) o urina animale e umana.

Quest’ultima veniva raccolta nei vespasiani, bagni pubblici che prendono il nome dall’imperatore che emanò appunto questo decreto. Una volta trattati i tessuti venivano lavati con creta fullonica o con terra umbrica, battuti e cardati. I tessuti bianchi o quelli che erano stati tinti dovevano essere zolfati per essere lucenti. L’ultimo passaggio era quello di stiratura sotto la pressa. Questo edificio era provvisto anche di una terrazza dove i panni venivano messi ad asciugare.

La fullonica può essere paragonata ad una vera e propria industria moderna: è presente anche la mensa dove gli operai potevano rimanere a mangiare durante l’orario di lavoro. Negli ambienti troviamo anche alcune decorazione di ultimo stile e alcuni programmi elettorali con iscrizioni.

Fonte: Pompei Online 
Autore: Giovanni Lattanzi
 

Le indagini hanno riguardato l'analisi dell'umidità e dei sali presenti nel sottofondo, utile a prevenire la formazione di efflorescenze sulla pavimentazione al termine delle lavorazioni.
La pavimentazione è stata inoltre sottoposta a prove di usura e calpestio per simulare il suo comportamento nel tempo.  

L'intervento ha permesso di recuperare uno dei più importanti ambienti dell'antica Pompei.